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La genitorialità è connessa ad un lungo processo di elaborazione delle proprie relazioni affettive, che determina un’alterazione dell’equilibrio della coppia. Si sceglie di essere coppia e solitamente, si sceglie di divenire genitori. Più frequentemente di quanto possiamo immaginare è il nostro inconscio a governare le scelte importanti della nostra vita. L’inconscio, per effetto di bisogni e relazioni insoddisfatte del nostro passato (rapporto padre/figlio-a, madre/figlia-o, ingranaggi di famiglia), domina le nostre scelte e ci porta a ripetere sistematicamente i medesimi errori.
Il vissuto dei genitori, cioè come i genitori di un individuo si sono relazionati tra loro, rappresenta il primo modello con il quale ci siamo confrontati e non di rado ci si imbatte in una coazione a ripetere che mette in “scena” agiti comportamentali che furono propri dei nostri genitori o dei nostri nonni. Sottolineiamo che la variabile tempo è di fondamentale importanza: nella vita di coppia piccole crisi, circoscritte e cicliche, sono da considerarsi fisiologiche; condividere davvero le scelte, le decisioni importanti, la fatica della quotidianità è tutt’ altro che semplice; il confronto delle idee porta ad una sana conflittualità che cerca un equilibrio sempre più rispondente alla coesistenza di due individui che hanno, inevitabilmente, un assetto cognitivo ed emotivo spesso divergente, con idee e pre-giudizi propri, con atteggiamenti, modi di fare differenti: l’accordo, la mediazione alle volte richiedono passaggi faticosi o dolorose rinunce che mettono in gioco l’ intra e l’ interpsichico della diade “coppia” in balia tra meccanismi di “proiezione” e di “spostamento” più frequenti di quanto pensiamo.
Tale alterazione può portare alla costituzione di un nuovo equilibrio che favorisce una relazione armoniosa bambino-genitori, ma può anche creare una situazione di disagio psichico che potrebbe trovare espressione in interazioni disturbate, causando sofferenza nel bambino. Il divenire genitori implica un sostanziale riassetto delle relazioni interpersonali all’interno della rete di parentela della coppia stessa.
La nascita di un figlio produce un effetto “onda”che mette alla prova la tenuta della coppia. Il rapporto tenderà a rinsaldarsi nelle coppie sicure e a disorganizzarsi nelle coppie disfunzionali e la consapevolezza della disfunzionalità della relazione è accompagnata da uno stato di disagio, di pesantezza del clima relazionale e dalla sensazione di impotenza . La nascita di un bambino altera le abitudini, i ritmi, gli orari, fa “perdere” il tempo privato; cambia la rappresentazione del partner e le esperienze di intimità. Le dinamiche psichiche della coppia che da “coniugale” diviene “genitoriale” sono in continua evoluzione ed in costante adattamento. Cosa avviene allora alla coppia genitoriale che per lungo tempo vive un cambiamento dovuto ad eventi esterni non cercati spontaneamente? Cosa avviene alla coppia durante un avvenimento inaspettato e sconvolgente quale quello che stiamo vivendo a livello globale dovuto alla pandemia da Coronavirus?
In prima istanza ci si trova spaesati di fronte ad un qualcosa di inizialmente poco chiaro che porta obbligatoriamente a modificare radicalmente i comportamenti di tutti noi.
Dal punto di vista organizzativo ci imbattiamo in un capovolgimento delle abitudini e delle routine. Generalmente, durante la settimana, madre, padre e figli sono abituati a vivere sotto lo stesso tetto poche ore al giorno considerando gli impegni di ogni membro della famiglia. Quello che succede oggi, in un periodo storico in cui la pandemia da Covid 19 ci ha portati, inevitabilmente, verso radicali cambiamenti di stili di vita e di consuetudini invece, è che molte famiglie si ritrovano insieme 24 ore su 24 senza poter vedere nessuno “altro”al di fuori del “focus” familiare. Ci si ritrova nello stesso nucleo costantemente per la durata di intere giornate.
A risentire di questa situazione non sono solo i figli, ma anche la coppia (genitoriale), la quale viene catapultata in una situazione probabilmente mai vissuta prima, in cui discussioni o litigi possono nascere per futili motivi. Questo cambiamento repentino può mettere a rischio l’equilibrio della famiglia ed in particolar modo della coppia. In questo caso è necessario, quanto fondamentale, negoziare una nuova serie di adattamenti: una sorta di “ricostruzione” delle relazioni di coppia e del rapporto genitoriale che va anch’ esso rivisto e ridefinito. Vanno stabilite nuove regole e nuovi confini, che devono essere chiari in primo luogo ai genitori e poi ai figli, in modo che ogni membro possa esercitare senza interferenze le proprie funzioni. All’interno della coppia genitoriale il rischio è che nascano nuovi conflitti, e anche in questo caso, come avviene nel rapporto genitori-figli, è importante che nessuno si senta sconfitto, anche qui vige la risoluzione io vinco-tu vinci.
Ognuno dei genitori, dovrà cedere parte del proprio individualismo per riconquistarlo nel rapporto di coppia. I genitori, come coppia, dovrebbero impegnarsi a ricrearsi un territorio psico-sociale proprio, con determinati confini, in modo che nessuno possa interferire e all’interno dei quali potersi dare sostegno reciproco permettendo ai figli di interagire con entrambi. Il problema maggiore viene a crearsi quando ci si trova di fronte ad una forte diade tra genitore- figlio. In questo caso è auspicabile che il genitore della diade, si faccia un po’ da parte e anzi sostenga l’altro genitore nella relazione con il figlio/a. Consideriamo che in questo periodo, ci può essere stata la perdita del lavoro di uno dei coniugi o in alcuni casi di entrambi, in questo caso la famiglia dovrà totalmente rigenerarsi ed adeguarsi al cambiamento per assicurarsi la sopravvivenza.
A questo punto la conflittualità è determinata da più cause concomitanti, dove la ricerca di sostentamento è la priorità assoluta e questo potrebbe portare anche a situazioni di tensione molto intensa. Inoltre, ci si potrebbe imbattere in casi di conflittualità, o alta conflittualità, tra il genitore che era più spesso in casa, ed figlio.
L’inserimento del coniuge che lavorava gran parte del tempo e che ora è costretto a stare a casa, deve essere funzionale al raggiungimento di un nuovo equilibrio, e di conseguenza questi deve mettersi a disposizione per l’abbassamento del livello del conflitto, apportando un nuovo bilanciamento all’interno dell’ambiente familiare e fungendo da sostegno al coniuge; allo stesso tempo non dimenticando di essere produttivamente presente con il figlio. Alla coppia viene richiesto un grande sforzo: quello di lavorare attraverso la ricostruzione di una fertile modalità comunicativa che non può prescindere da una solida alleanza emotiva.
Prenderci cura del nostro stato emotivo e condividere con il nostro partner le emozioni che proviamo è il primo passo per non trasformare questo periodo di isolamento in un coacervo di ansie, di angosce e di conflitti irrisolvibili, ma piuttosto per convertirlo in un vero e proprio “lavoro emozionale” il quale attraverso l’ espressione e la manifestazione delle rispettive emozioni può risultare utile al fine di abbassare i livelli di stress e ri-educare (la coppia in primis e la famiglia poi), ad una condivisione cognitivo-affettiva in senso più ampio.