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Occorre sfatare il falso mito che l’uomo ha un olfatto poco sviluppato. Il naso degli esseri umani può discriminare oltre 1000 miliardi di stimoli olfattivi differenti, ha 5 milioni di recettori ma a differenza di molti animali, a causa dell’ambiente in cui abitiamo non siamo più in grado di apprezzarli.
Il migliore amico dell’uomo ne ha ben 220 milioni. E’ uno dei 5 sensi ma a differenza della vista e dell’udito, i sensi “nobili” che la civiltà occidentale ha maggiormente esercitato, in quanto fonti affidabili di conoscenza e più facilmente verbalizzabili, l’odorato, denigrato dalla filosofia e trascurato dalla ricerca scientifica, ha finito per occupare l’ultimo posto nella gerarchia dei sensi.
La variabilità, la fugacità e la “privatezza” delle sensazioni che esso fornisce, la forte interazione con le emozioni e soprattutto la scarsa comunicabilità linguistica delle esperienze olfattive, le difficoltà cioè che si incontrano a denominare e a descrivere anche un odore già conosciuto, ci hanno indotti a ignorare il modo in cui gli odori influenzano i nostri comportamenti sociali, sessuali, emozionali, alimentari.
Il nostro naso, non diversamente dagli altri sensi, pensa, riconosce, categorizza, giudica, crea, parla e, cosa non da non poco, contribuisce ai piaceri dell’esistenza.
L’olfatto è il più antico tra i cinque sensi
L’olfatto è legato alla parte ancestrale dell’essere umano, ai periodi primordiali in cui l’utilizzo della corteccia non era così predominante. Per i nostri antenati, l’olfatto è stato uno dei sensi che ha assicurato loro di sopravvivere. L’olfatto ha permesso all’uomo, per lungo tempo, di orientarsi in un ambiente ostile: poter riconoscere la commestibilità del cibo, poter riconoscere e seguire le tracce delle prede da cacciare per sfamarsi, poter riconoscere nell’aria l’arrivo dei predatori o l’odore di un temporale in avvicinamento……………..
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