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La valutazione della variabilità della pressione arteriosa sistolica da una visita all’altra può aiutare a identificare i giovani adulti che si troveranno ad affrontare un aumentato rischio di malattia cardiovascolare e una maggiore mortalità per tutte le cause più avanti nella vita.
«Studi precedenti hanno mostrato che una variabilità della pressione da visita a visita e un elevato tasso di variazione nella pressione sanguigna nel tempo sono associati a un rischio aumentato di malattia cardiovascolare, indipendentemente dai valori medi della pressione» afferma Yuichiro Yano, della Duke University di Durham, primo nome dello studio.
Questi dati però sono stati verificati solo in persone con più di 50 anni e poco si sa di schemi specifici della pressione a partire da età giovanili fino alla mezza età. I ricercatori hanno quindi lavorato per determinare se la variabilità a lungo termine della pressione arteriosa tra le visite cliniche e il tasso di variazione della pressione sanguigna dalle prime fasi dell’età adulta alla mezza età fosse associato a malattia cardiovascolare e mortalità per tutte le cause alla mezza età. Per arrivare a tale risultato, Yano e colleghi hanno valutato un campione di 3.394 afroamericani e bianchi partecipanti allo studio Coronary Artery Risk Development in Young Adults (Cardia). I modelli di pressione sanguigna sistolica (Sbp) sono stati misurati all’anno 0 (basale) e 2, 5, 7 e 10 anni dopo il basale. All’anno 10, l’età media dei partecipanti era di 35,1 anni; 1.557 (45,9%) erano afroamericani, 1.892 (55,7%) erano donne, e 103 (3,0%) assumevano farmaci antipertensivi. Durante un follow-up mediano di 20 anni, si sono verificati 162 eventi di malattia cardiovascolare e 181 decessi e, a conti fatti, una variabilità maggiore della pressione sistolica dall’età giovanile alla mezza età è risultata associata a un aumento del rischio per malattia cardiovascolare e all’aumento della mortalità da tutte le cause. «Determinare nelle prime fasi dell’età adulta i modelli di variazione di pressione sanguigna che sono associati ad eventi di malattie cardiovascolari in età avanzata può aiutare a identificare giovani adulti che hanno un rischio maggiore di malattia cardiovascolare» concludono gli autori.
Jama Cardiol. 2020. Doi: 10.1001/jamacardio.2019.5682
https://doi.org/10.1001/jamacardio.2019.5682