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Smettere di fumare entro un anno da un attacco cardiaco si associa a una diminuzione notevole della mortalità in giovani adulti. A dirlo è uno studio pubblicato su Jama Network Open, che ha mostrato come in una coorte di individui (circa la metà fumatori) reduci da un attacco cardiaco avvenuto in giovane età, coloro che hanno smesso di fumare nell’anno successivo hanno avuto tassi di decesso per tutte le cause e cardiovascolare più bassi di oltre il 70% rispetto a quelli che hanno continuato a fumare. «Questi risultati sono definitivi: tra le persone giovani che hanno avuto un attacco cardiaco, smettere di fumare è associato a un beneficio sostanziale», ha dichiarato l’autore Ron Blankstein, del Brigham and Women’s Hospital negli Stati Uniti.
Lo studio di coorte retrospettivo ha utilizzato il Partners Young-MI, un registro di 2 centri di Boston che contiene i dati di pazienti che hanno subito un attacco cardiaco all’età di 50 anni o inferiore tra il 2000 e il 2016. Su 2.072 individui, 1.088 erano fumatori. Il 38% di coloro i cui dati sul fumo erano disponibili dopo un anno, ha smesso di fumare. Nei 10 anni successivi, il 13,2% dei pazienti che hanno continuato a fumare è deceduto, contro il 4,1% di quelli che hanno smesso. Le analisi mostrano inoltre che i pazienti morti in seguito a un attacco cardiaco o a un altro evento cardiovascolare sono stati il 5,3% dei fumatori persistenti e l’1,7% di chi aveva smesso. Per Blankstein il fatto che la maggior parte dei pazienti abbia continuato a fumare dopo l’infarto consolida l’idea che esista un’importante opportunità di miglioramento. «La domanda adesso è, come possiamo come sistema sanitario aiutare i pazienti a smettere?» si è chiesto. Bisogna notare che, essendo lo studio retrospettivo è possibile la presenza di alcuni fattori non misurabili, come un sano stile di vita. Inoltre, non si è tenuto conto di chi aveva smesso di fumare in un primo momento, ma poi ha ricominciato. Nonostante i limiti, «queste scoperte rinforzano l’importanza cruciale della cessazione del fumo, specialmente tra coloro che subiscono un infarto del miocardio in giovane età» concludono gli autori.
Jama Netw Open. 2020 Jul 1. Doi: 10.1001/jamanetworkopen.2020.9649
https://doi.org/10.1001/jamanetworkopen.2020.9649