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Tra i cinque organi di senso, l’Olfatto è strettamente legato all’autoconservazione della specie– ad esempio, la capacità di percepire la presenza del fuoco, la fuoriuscita di una sostanza chimica, o il cibo andato a male — ed alla capacità umana di cogliere sapori complessi, oltreché assaporare ed apprezzare gli alimenti.
“Il cibo e le bevande sono legati a molti dei modi che abbiamo per collegarci agli altri” afferma Steven Munger, direttore del Center for Smell and Taste (Centro per l’olfatto e il gusto, NdT) dell’Università della Florida.
“Non poter partecipare pienamente ad alcune situazioni, crea una sorta di distanza sociale”.
E così, non poter percepire gli odori potrebbe sembrare un effetto collaterale minore, ma le sue conseguenze possono invece risultare molto gravi, dal punto di vista pratico e psicologico.
L’olfatto gioca un ruolo importante anche nella nostra vita emotiva, collegandoci ai nostri affetti ed ai ricordi.
Le persone che non possiedono più l’olfatto, spesso riferiscono di sentirsi isolate, depresse e di perdere il piacere dell’intimità.
L’incapacità di percepire gli odori, l’anosmia, si è rivelata essere un sintomo comune della malattia da Coronavirus (COVID-19).
I rapporti sui casi clinici suggeriscono che una percentuale compresa tra il 34 e il 98% dei pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19 lamentano sintomi di anosmia. Uno studio ha rilevato che questi pazienti presentano una probabilità 27 volte maggiore di altri di perdere il senso dell’olfatto, rendendo l’anosmia un sintomo predittivo della malattia, migliore perfino di quello della febbre.
Tuttavia, nella maggior parte dei pazienti di COVID-19 che manifestano anosmia, l’olfatto torna nell’arco di qualche settimana ed i medici non sanno ancora se il virus potrebbe causare una perdita dell’olfatto a lungo termine e perciò, non percepire gli odori potrebbe sembrare un effetto collaterale minore, ma le sue conseguenze possono invece risultare molto gravi.
Gli scienziati stanno iniziando ora a svelare i modi in cui la COVID-19 influisce su questo senso fondamentale, sperando che le loro scoperte possano aiutare migliaia di persone recentemente diventate anosmiche e in cerca di risposte.
CHE COSA SA IL NASO….
Il sistema olfattivo, che consente all’uomo e ad altri animali di percepire gli odori, è essenzialmente un modo di decodificare informazioni chimiche. Quando annusiamo, le molecole risalgono nel naso raggiungendo l’epitelio olfattivo, una piccola parte di tessuto che si trova sul retro della cavità nasale. Queste molecole si legano ai neuroni sensoriali olfattivi, che a loro volta inviano un segnale mediante un assone, un prolungamento che attraversa il cranio e porta quel messaggio al cervello, che registra la molecola come, ad esempio, caffè, cuoio o insalata marcia.
Gli scienziati non hanno ancora compreso appieno il funzionamento di questo sistema, compreso quello che succede esattamente quando esso smette di funzionare.
E non ci si rende conto di quanto sia comune la perdita dell’olfatto, afferma Munger: “Questa scarsa conoscenza del problema da parte del grande pubblico comporta una scarsa attenzione nel cercare di capire le funzioni di base del sistema”.
La perdita dell’olfatto può essere conseguente a un’infezione virale, come l’influenza o il comune raffreddore, oppure a una lesione cerebrale di tipo traumatico.
Alcuni soggetti nascono senza olfatto, oppure lo perdono a seguito di trattamenti contro il cancro o di malattie come il morbo di Parkinson o di Alzheimer.
L’olfatto può anche diminuire con l’età. Le alterazioni dell’olfatto possono sembrare meno eclatanti della perdita dell’udito o della vista, o delle alterazioni del gusto – ageusia, o disgeusia – ma i dati dei National Institutes of Health (NIH, Istituti nazionali di sanità, NdT) indicano che quasi il 25% degli americani over 40 segnalano qualche tipo di alterazione nel senso dell’olfatto, e oltre 13 milioni di persone hanno disturbi misurabili come l’anosmia, ovvero la perdita totale dell’olfatto, o l’iposmia, cioeuna perdita parziale dello stesso.
Tali condizioni possono perdurare per anni, o anche essere permanenti.
Non è chiaro se l’anosmia da COVID-19 sia diversa da altri casi di perdita dell’olfatto causata da virus, ma i soggetti che manifestano anosmia da COVID-19 sembrano avere caratteristiche particolari.
Innanzitutto, notano la perdita del senso immediatamente, perché non è accompagnata dalla congestione e l’occlusione nasale che generalmente caratterizzano la prima fase dell’anosmia da virus diversi.
“È drammatico” afferma Danielle Reed, direttore associato del Monell Chemical Senses Center di Philadelphia, che studia la perdita di olfatto e gusto, “queste persone non riescono a percepire alcun odore”.
Un’altra notevole differenza è che molti pazienti COVID-19 che riportano la perdita dell’olfatto lo recuperano in un tempo relativamente breve, nell’arco di alcune settimane, mentre la maggior parte dei casi di anosmia causati da altri virus possono durare mesi, o addirittura anni.
Il paziente Peter Quagge, ammalatosi a Marzo 2020 stima di aver attualmente recuperato più o meno il 60% dell’olfatto, ma dice che nei primi giorni, non sapendo se il problema si sarebbe risolto, era spaventato. Appassionato di cucina e cuoco amatoriale, si è trovato a doversi affidare ai familiari per sapere se il latte era buono o andato a male, e non riusciva a sentire il profumo di sua moglie. “Sono sensazioni che arrivano dritte all’anima”, dice, “ero veramente atterrito”.
COME IL COVID-19 INFLUENZA L’OLFATTO…
Gli scienziati stanno iniziando ora ad analizzare in che modo il COVID-19 causa la perdita dell’olfatto e se colpisce il sistema olfattivo in modo diverso rispetto ad altri invasori virali.
“In realtà sappiamo molto poco su come cambia l’olfatto quando si ha il raffreddore”, afferma Sandeep Robert Datta, professore di neurobiologia che studia l’olfatto all’Università di Harvard. “Quali sono le probabilità che si verifichi una perdita dell’olfatto? Quanto dura? Sono tutte informazioni basilari, che attualmente non abbiamo”.
Il naso è uno dei principali ingressi attraverso i quali SARS-CoV-2, il virus che causa la malattia COVID-19, entra nell’organismo. I ricercatori hanno già identificato due tipi di cellule nasali — cellule a calice e cellule ciliate — quali potenziali punti di accesso per il virus. “Sembra che il tessuto sino-nasale sia effettivamente un luogo prediletto dal virus” afferma Reed. “Molti pensano che, una volta nel naso, si riversi poi nei polmoni”.
Per comprendere come la COVID-19 manda in tilt il sistema olfattivo, gli scienziati innanzitutto hanno ristretto la lista dei potenziali target infettabili. SARS-CoV-2 ha bisogno di due proteine, ACE2 e TMPRSS2, per entrare nelle cellule. Così, Datta e altri ricercatori hanno cercato nel sistema olfattivo cellule vulnerabili che esprimessero queste due proteine.
Hanno scoperto che i neuroni olfattivi, nei quali le molecole si legano e innescano il meccanismo di segnalazione al cervello, non sono vulnerabili alla COVID-19. In un articolo pubblicato su “Science Advances”, Datta e i suoi coautori indicano che queste proteine compaiono invece nelle cellule di supporto del sistema olfattivo, come ad esempio le cellule staminali che rigenerano i neuroni dopo che sono stati danneggiati, e in quelle che sono note come cellule sustentacolari, che aiutano a supportare fisicamente i neuroni, a eliminare le cellule morte e a spostare gli odoranti attraverso il muco all’interno del sistema.
Comprendere quali componenti del sistema olfattivo sono interessati è un primo importante passo verso la scoperta di come il virus danneggia la nostra capacità di percepire gli odori. Ma John Ngai, neuroscienziato presso l’Università della California a Berkeley e coautore dell’articolo, sottolinea che individuare le cellule che vengono colpite è solo un pezzo di un puzzle molto più grande.
I neuroni olfattivi lavorano spostando gli ioni carichi attraverso le loro membrane. Se la COVID-19 cambia la concentrazione degli ioni che circondano queste cellule, forse questo rende impossibile ai neuroni l’invio dei segnali al cervello. Anche la risposta immunitaria potrebbe in qualche modo compromettere il sistema, oppure l’infiammazione potrebbe colpire la parte del cervello che processa l’olfatto.
Anche con alcuni primi indizi, molte domande rimangono senza risposta. Perché alcuni soggetti recuperano l’olfatto nel giro di qualche settimana e altri no? La COVID-19 causa la perdita permanente dell’olfatto in alcuni pazienti? Il virus può passare dal sistema olfattivo al cervello?
Raggiungendo una conoscenza più completa dei modi in cui SARS-CoV-2 interagisce con il sistema olfattivo, dice Ngai, “forse potremo capire come trattare al meglio i pazienti”. Attualmente, non ci sono opzioni migliori.
TERAPIA OLFATTIVA….
Tracy Villafuerte è stata allergologa e otorinolaringoiatra fino a quando non ha perso il senso dell’olfatto, a fine Marzo. “Mi hanno detto senza tanti giri di parole: non sappiamo che dirle” afferma.
Come Quagge, quando si rese conto che non poteva sentire l’odore dei suoi bambini, della casa in cui era cresciuta, o che i broccoli sui fornelli stavano bruciando, si sentì sconvolta. Entrambi entrarono a far parte di AbScent, una community online per persone affette da perdita dell’olfatto. Villafuerte ha provato ad assumere integratori di vitamine, ma per ora non ha notato alcun miglioramento. “Abbiamo bisogno di risposte” afferma, “abbiamo bisogno che la ricerca ci dica se abbiamo speranze o no”.
Una possibilità potrebbe essere lo smell training, l’allenamento olfattivo, un tipo di terapia fisica per il naso: ogni giorno, si annusano alcune boccette di oli essenziali, ad esempio di eucalipto, chiodi di garofano o limone. Mentre si annusa ci si concentra sull’odore, anche se non si riesce a percepirlo.
Chrissi Kelly, fondatrice di AbScent, esorta i partecipanti a immaginare l’odore che hanno gli oli annusati, per rievocare la sensazione e le eventuali situazioni emotive che si possono collegare all’eucalipto o al limone e i ricordi associati ad esempio al chiodo di garofano o alla rosa. “È necessario concentrarsi” afferma “bisogna cercare quell’odore”.
Una serie di prove suggeriscono che l’allenamento olfattivo può essere efficace, ma non c’è alcuna garanzia che funzioni con tutti, e non esistono ricerche che indichino che funzioni per la perdita di olfatto da COVID-19. “Non ci sono controindicazioni” afferma Munger “ma penso che l’efficacia terapeutica di questo metodo sia ancora tutta da verificare”.
Se non altro AbScent aiuta i pazienti di COVID-19 affetti da anosmia a sentirsi meno soli. Cercare di descrivere un’esistenza priva di odori è difficile, e questa condizione è presa meno seriamente rispetto ad altre perdite sensoriali.
“Non cerco compassione”, dice Quagge “semplicemente non ci scherzo sopra. Fino a quando non perdi qualcosa non capisci il valore di quello che hai perso. Preferirei perdere l’olfatto e il gusto, o la vista o l’udito? Ora non lo so”.
Fonti, Wired.it
Ilfattoquotidiano.it
National Geographic