Covid-19, perché 1 italiano su 2 non vorrebbe vaccinarsi?

Soltanto il 57 per cento della popolazione italiana è infatti intenzionato a farsi vaccinare contro Covid-19

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Ad oggi, la più immediata soluzione alla pandemia da Covid-19, è rappresentata dalla imminente profilassi vaccinale ( vaccini Pfizer e Moderna ).
Eppure, dai sondaggi, quasi un italiano su due dichiara di non essere propenso a vaccinarsi.
Secondo Guendalina Graffigna, Prof. Ordinario di ‘Psicologia dei consumi e della salute’, presso l’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore di Cremona, staremmo vivendo una situazione di apparente controsenso. Da una parte siamo ormai insofferenti alle misure di contenimento imposte dal Governo, per mantenere sotto controllo i numeri della pandemia e non vediamo l’ora di potercene liberare. Dall’altra, però, una parte consistente degli italiani è scettica al cospetto di quella che, seppur non nell’immediato, sembra essere la possibilità più concreta per riappropriarci della nostra vita, ovvero la vaccinazione che, in Italia dovrebbe partire nella seconda metà di gennaio.
Soltanto il 57 per cento della popolazione italiana è infatti intenzionato a farsi vaccinare contro Covid-19, un dato che risulta però troppo basso – i medici ci dicono che è necessario raggiungere almeno il 75-80 per cento della popolazione – per permetterci di arrivare all’immunità di gregge. Il restante 43 per cento è sfavorevole, o quantomeno scettico di fronte a questa possibilità. Nello specifico, stando ai dati aggiornati ai primi di dicembre, la quota di contrari è inferiore (16 per cento) rispetto a quella di coloro che risultano esitanti (27 per cento) rispetto a questa opportunità.
Tra i più dubbiosi verso il futuro vaccino per Covid-19 vi sono le donne e le fasce più giovani, fino ai 40 anni. Decisamente intenzionati a vaccinarsi risultano essere invece gli over 60 ( 75 per cento, rispetto al 57 complessivo), ovvero i più colpiti dal Covid-19. Dai dati raccolti dal ‘Centro di ricerca sulla salute e i consumi alimentari’, afferma la Professoressa non sembrano esserci differenze regionali in tema di esitanza vaccinale. Questo conferma che non è la situazione epidemiologica a determinare le percezioni di rischio e la conseguente spinta verso la profilassi, bensì fattori soggettivi e psicologici.
I dati raccolti rivelano come chi si trova in uno stato di depressione, esprime maggiori dubbi verso la possibilità di vaccinarsi, mentre chi riporta sintomi ansiosi è più preoccupato rispetto all’intero campione, circa il fatto che i nuovi vaccini non siano stati adeguatamente testati, per via della velocità della sperimentazione.
Il senso di vulnerabilità al contagio e la preoccupazione per il rischio infettivo, si confermano essere invece la principale motivazione della scelta che compirebbero le persone più anziane, risultate anche meno scettiche della media, rispetto all’adeguatezza della sperimentazione dei nuovi vaccini. Anche i valori dei singoli sembrano spiegare l’orientamento verso il nuovo vaccino contro Covid-19. Chi è più focalizzato su se stesso e sulla propria affermazione risulta più esitante. Al contrario, la propensione a vaccinarsi è accentuata tra le persone altruiste, che mettono il bene comune al primo posto nella personale scala di valori.
Ma questi aspetti non spiegano fino in fondo un dato di esitanza vaccinale così elevato. Alla base, vi è di certo una generale senso di sfiducia nei confronti della scienza, tanto maggiore quanto più si è scettici di fronte alla possibilità di sottoporsi alla vaccinazione.
È partendo da qui, allora che sarà opportuno calibrare una campagna di informazione sull’importanza della profilassi vaccinale. È necessario avviare subito una comunicazione volta ad inquadrare l’efficacia della vaccinazione nell’ambito di un complesso processo preventivo, al fine non soltanto di aumentarne l’accettazione, ma anche di non attivare un atteggiamento delegante nella popolazione. Non bisogna cioè pensare che, pur vaccinandosi, ci si possa dimenticare le regole di comportamento preventivo imparate in questi mesi.
La convivenza con Covid-19 sarà lunga e la dimensione della responsabilità personale nell’aderenza alla prevenzione, sarà cruciale per un tempo non quantificabile. Sarà necessario far crescere il numero di persone disposte a vaccinarsi, con la consapevolezza che tale gesto potrebbe essere utile anche contro future pandemie; ma anche fare attenzione affinché non cali il rispetto delle indicazioni preventive, destinate a rimanere un elemento chiave anche nei mesi a venire.

Fonti, fondazioneveronesi.it
ilsole24ore.com

 

E' stata Docente di Lettere Antiche presso i Licei di Roma, Assistente di “Paleografia e Diplomatica” presso l’Universita’, Revisore di articoli giuridici ed esegesi delle fonti del diritto presso l’Enciclopedia Giuridica Treccani. Ha perfezionato gli studi con Master e Corsi. Attualmente in Quiescenza, nello Stato si dedica alla libera passione per il Giornalismo e per la Scrittura Creativa

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